martedì 30 maggio 2023

IN APIARIO A GIUGNO

 
La mitica V liceo A

Erano gli albori dei primi anni 70 quando cominciavo a frequentare il primo liceo scientifico e già dopo pochi giorni dall’inizio della scuola espressi, in modo del tutto garbato ed educato, la mia contrarietà, alla professoressa di lettere, al fatto che si dovesse parlare di politica in classe finendo altresì per fare della propaganda, per la verità, in maniera neanche troppo velata! Questa mia “contestazione” finì per far sì che mi attirassi le ire e la collera della professoressa così che per tutti i cinque anni del liceo il mio giudizio nei compiti in classe fu sempre lo stesso: “Sei andato fuori tema: quattro meno-meno” impresso a fine pagina, con efferata vemenza, in un profondo rosso che non riuscirò mai a dimenticare. Persino il mio carissimo amico Sandro e fido compagno, con il quale condivisi il banco dalla prima alla quinta liceo, (primo banco a destra della cattedra qualsiasi fosse stata l’aula che di anno in anno ci veniva assegnata), riuscì a disdegnarsi per questa ingiusta e immorale situazione nella quale mi ero venuto a trovare, tanto che un bel giorno mi propose di attuare un singolare “esperimento”. Sandrino, studente modello, era uno degli alunni prediletti dalla professoressa d’Italiano e i suoi voti, nei temi in classe, non erano mai inferiori a un bel tondo e risonante otto, scritto rigorosamente con la penna blue. Così un giorno mi suggerì l’idea di provare a scambiarci i temi, io lo scrissi per lui e lui per me, il risultato: lui con il mio tema prese un gratificante otto e io, con il suo, il mio solito quattro meno-meno.

Questa mia introduzione, un po’ evasiva se vogliamo, è necessaria per chiedervi il permesso di prendermi la licenza di poter andare, ancora una volta, fuori tema; sì proprio così, vorrei andare fuori tema, parlandovi di miele ma anche di birra! Birra e miele, due elementi all’apparenza così diversi ma in realtà molto simili fra loro. Entrambi, infatti, sono frutto di due procedimenti alchemici: il miele nasce dalla laboriosa alchimia eseguita dalle api che trasformano il nettare dei fiori in una preziosa e prelibata ghiottoneria, mentre la birra sboccia dalla sapiente alchimia generata dalla mano e dalla mente umana che riesce a trasformare l’acqua, il malto d’orzo e il luppolo in un’affascinante bevanda. Così come il miele non è un semplice edulcorante allo stesso modo anche la birra non può essere considerata una semplice bevanda. Entrambe le sostanze, infatti, sono ricche di oligoelementi, flavonoidi, proteine, vitamine che le rendono a tutti gli effetti, se consumate con moderazione e sapienza, degli ottimi alimenti in grado di apportare benessere al nostro organismo. Birra e miele due nutrimenti che non appena giunti a contatto delle nostre papille gustative evocano la piacevole sensazione di assaporare aromi floreali che si perdono in un bouquet che spazia fra il sentore di agrumi, il gusto del caramello, il profumo del fieno e/o del muschio di bosco e altro ancora; sentori che generano piacevoli percezioni capaci di far nascere gioia e serenità nella nostra mente e nel nostro spirito! Birra e miele due miracoli della natura dai quali origina aggregazione: è bello trovarsi fra apicoltori e disquisire per ore su tutto ciò che concerne l’universo api, ma è altrettanto affascinante ritrovarsi seduti, in piacevole compagnia, ad un tavolo di una caratteristica birreria sorseggiando una rossa piuttosto che una bionda mentre si parla del mondo che ci gira attorno. Benjamin Franklin disse che la birra è la prova del fatto che Dio ci ama e vuole che noi si sia sempre felici, io, anche se non passerò alla storia per aver inventato il parafulmine, aggiungerei che anche il miele è espressione dell’amore che Dio nutre nei nostri confronti per gli stessi identici motivi!  

Il miele, essendo una sostanza così affine alla birra, è in grado di ritagliarsi un ruolo unico e pregiato intervenendo con maestria nel processo di birrificazione. Esso, infatti, è capace di apportare un apprezzabile contributo al sapore della birra rendendone il gusto sottilmente piacevole e meravigliosamente singolare. Nei procedimenti di birrificazione che si avvalgono dell’ausilio del miele, generalmente, si predilige l’utilizzo di mieli più “leggeri” poiché questi sono caratterizzati dal possedere sapori più delicati, esaltando maggiormente il corpo della birra grazie alla loro tenue aromaticità. Qualsiasi specie di miele può comunque essere impiegato per regalare tipicità a un particolare tipo di birra, ricordando però che più il miele è scuro, più intensi saranno i suoi sentori e conseguentemente più spigoloso sarà il gusto che dona alla birra.


Per non dilungarmi in questo pericoloso fuori tema tornerò a razzo sui compiti che ci aspettano in apiario e in laboratorio nel mese di giugno. L’impegno più significativo in questo periodo della stagione, a mio avviso, è quello di seguire con attenzione le fioriture per esser pronti per tempo alla sostituzione dei melari e raccogliere così i preziosi mieli monoflora che il mese di giugno sa regalarci. I primi giorni, qui al nord ovest, si contraddistinguono per un’abbondante fioritura del rovo che sboccia già sul finire del mese di maggio, in pianura, poi, segue a brevissima distanza verso il 9/10 di giugno la fioritura del tiglio e se si è fortunati subito dopo quella dell’ailanto (purtroppo può frequentemente accadere che le due fioriture si presentino in contemporanea), all’inizio della seconda decade invece l’imponente fioritura del castagno ci regalerà l’ultimo importante miele di questo periodo. Seguire le fioriture ed esser pronti nella sostituzione dei melari ci permetterà di differenziare il raccolto e questa cosa gioverà oltre che a noi anche al palato dei consumatori. Una volta rimosso il melario, a fine di una piuttosto che di un’altra fioritura, sarà bene portarlo in laboratorio e sottoporlo a deumidificazione fino a che la percentuale di umidità non avrà raggiunto il grado ottimale permettendoci di cominciare la smielatura. Eseguire questo compito di volta in volta ci permette di non arrivare a fine stagione con molto lavoro da dover fare e con cataste di melari impilati che attendono solo la nostra fatica.

Altri grandi impegni sono rimandati ad altro tempo, ciò non deve però farci dimenticare di sorvegliare, comunque, con grande attenzione lo stato di salute delle nostre diligentissime operaie, monitorando sempre con molto impegno anche l’eventuale infestazione da varroa.

Vorrei salutarvi ricordandovi che è di questi giorni la pubblicazione di un simpatico libro: “il piacere della birra. Come produrla in casa” scritto da quel bizzarro individuo che ai tempi del liceo era solito andare fuori tema nei compiti in classe d’Italiano e che non ha mai voluto perdere questo particolare “vizietto” rivestendo nel prosieguo della sua carriera a volte il ruolo di un medico, altre volte quello dell’apicoltore e per finire anche quello di uno stravagante “homebrewer”. Andare qualche volta fuori tema non è forse necessariamente sempre una cosa così negativa perché ci spinge a rivolgere lo sguardo in direzione di nuovi confini e ad abbandonare le nostre convinzioni aprendo la mente verso orizzonti inesplorati capaci di accrescere le conoscenze e di soddisfare la sete di sapere!

Vi ringrazio per aver sopportato con signorile pazienza il mio andare fuori tema e auguro a tutti voi un mese di giugno rigoglioso di un abbondante raccolto!



L'apicoltore in Vespa

Il piacere della birra









sabato 20 maggio 2023

DECOTTI E TISANE DI FOGLIE D'OLIVO


 

Infusi e decotti di foglie di olivo sono benefici per l'organismo poiché in essi sono contenuti composti fenolici che esplicano azione ipotensiva, di controllo del colesterolo e antiossidante.

Si è soliti pensare all’olivo come a una pianta la cui utilità è limitata alla produzione di olive per uso alimentare e/o per la produzione di olio di oliva. Ma così non è, perché anche le foglie di questa pianta, appartenente alla famiglia delle Oleaceae, possiedono preziose sostanze in grado di promuovere effetti benefici per l'organismo umano. Decotti e/o infusi di foglie d’olivo aiutano a controllare la pressione arteriosa (contrastando l’ipertensione), mantengono bassi i livelli di colesterolo 'cattivo' nel sangue ed esercitano una azione antiossidante, combattendo gli effetti degenerativi causati ad esempio da una alimentazione scorretta e/o dall’invecchiamento cellulare.  


Infusi, decotti e tisane servono ad estrarre dalle foglie d’olivo molecole d’importante interesse nutraceutico quali i composti fenolici in esse presenti; tra questi il maggior interesse è rivolto all’oleuropeina presente in alta concentrazione proprio nelle foglie di tale pianta. Questo composto ha diverse proprietà farmacologiche: è un potente antiossidante, contrasta l'insorgenza di neoplasie, possiede azione antinfiammatoria ed anche antivirale e antimicrobica, oltre che essere capace, in determinati contesti, di esercitare effetti cardioprotettivi, ipotensivi, anti-ischemici, ipolipidemici e di contrato all’insorgenza del diabete.

Un recente studio clinico, effettuato presso l’Università di Auckland, ha evidenziato come l’azione dell’oleuropeina sia in grado di ridurre i valori glicemici nel sangue di pazienti in sovrappeso riuscendo a prevenire l’insorgenza, negli stessi, di diabete di tipo 2.

Uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemestry ha potuto dimostrare come il tirosolo, altro polifenolo presente sia nelle foglie d’olivo sia nel vino rosso, abbia numerosi effetti benefici comprovati sulla salute dell’essere umano. Se esso viene assunto con regolarità giornaliera attraverso infusi e/o decotti di foglie d’olivo dimostra di possedere proprietà cardio protettive grazie al suo potere di attivazione del NF-kB all’interno delle cellule endoteliali riducendo drasticamente l’infiammazione a livello endoteliale (epitelio che riveste internamente i vasi sanguinei), infiammazione responsabile a sua volta dell’instaurarsi di un processo degenerativo a carico dei vasi ematici conosciuto come arteriosclerosi: si è così dimostrato come il tirosolo prevenga in modo utile ed efficace l’infiammazione e a seconda dei casi ritardi o escluda totalmente il rischio dell’insorgenza di tale patologia proteggendo il cuore da infarti e ischemie.

Inoltre, grazie alla presenza di diverse altre tipologie di fenoli (rutina, idrossitirosolo, acido elenolico, acido oleanolico) gli infusi ottenuti facendo riposare le foglie di olivo in acqua calda hanno anche un potere antiossidante, oltre che antimicrobico. L'Acido oleanolico, ad esempio. è sia un potente antinfiammatorio che un importante immunomodulatore. Nel 2012 sul British Journal of Pharmacology è stato pubblicato uno studio condotto dall'Università di Valladolid che mette in relazione l'assunzione di questa molecola con il contrasto ai sintomi dell'encefalomielite autoimmune, una malattia utilizzata come modello per lo studio della sclerosi multipla.

L'oleocantale, un fenolo con un potente effetto antinfiammatorio, anch’esso presente nelle foglie dell’olivo oltre che nelle stesse olive, è la molecola responsabile dell'amaro e del piccante che si sente in gola quando si assaggia o si mangia l'olio extravergine di oliva, su questa molecola si sta concentrando l'attenzione dei ricercatori in quanto ha un forte potere antiossidante, ed esplica un’azione antinfiammatoria dimostratasi dieci volte più potente rispetto a quella posseduta dall'Ibuprofene.

Il fattore NF-kB è un fattore di trascrizione che svolge un ruolo primario nella regolazione della risposta immunitaria, nell’infiammazione, nella proliferazione cellulare, nell’apoptosi (degenerazione e morte cellulare) e nel cancro. L’NF-kB è formato da un insieme di proteine composte da due subunità. È stato scoperto osservando che la trascrizione del gene per la catena leggera k delle immunoglobuline necessitava di uno specifico fattore di trascrizione, denominato appunto Nuclear Factor k chain transcription in B cells o NF-kB. In forma inattiva, l’NF-kB è sequestrato nel citoplasma attraverso un legame diretto con un inibitore specifico (chiamato IkB). Viene attivato da segnali extracellulari, come la stimolazione della risposta immunitaria, che provocano il distacco dell’inibitore e quindi il trasferimento nel nucleo, dove si lega a specifici siti del DNA e ne regola la trascrizione.

 Un apicoltore in vespa